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Le pietre sinterizzate: Dekton, Lapitec e Neolith

In questo articolo parliamo di un materiale molto apprezzato per i piani cucina e non solo: Le pietre sinterizzate.
Vediamo cosa sono, e quali i vantaggi di scegliere questo materiale.Ci sono principalmente tre grandi produttori di questo materiale : Dekton della spagnola Cosentino, l’ italiana Lapitec e Neolith di The Size.

L’ ambiente cucina negli ultimi anni ha acquistato gradualmente sempre più valore; non è più un ambiente di servizio, chiuso in pochi metri quadrati e funzionale alla sola preparazione dei pasti, ma è diventato un luogo di condivisione: la cucina è sempre più protagonista di ambienti open space,e le qualità estetiche hanno quindi guadagnato una certa importanza. Anche l’ aspetto funzionale è sicuramente stato migliorato grazie a nuove tecnologie che hanno permesso la creazione materiali innovativi: tra le innovazioni più importanti negli ultimi anni ci sono le pietre sinterizzate.

 

Dekton Radium

Piano cucina e ante in Dekton radium

COSA SONO LE PIETRE SINTERIZZATE?

Le pietre sinterizzate sono realizzate in lastre di grande formato e sono prodotte attraverso la sinterizzazione, un processo che accelera le mutazioni metamorfiche a cui è sottoposta la pietra naturale per migliaia di anni in condizioni di alta pressione e temperatura elevata.

In sintesi, il processo produttivo consiste nel sottoporre le materie prime naturali al 100% a pressione e temperature elevatissime. In un prima fase, l’insieme di materie prime passa per una pressa in cui viene applicata una forza/pressione fino a 400 bar. In una seconda fase, la lastra passa per un forno con una temperatura superiore ai 1.200 ºC.

Questo rende le pietre sinterizzate il materiale ideale per rivestire elementi come i piani di lavoro (ma volendo anche frontali, fianchi, schienali) in quanto le loro proprietà fisico-meccaniche le rendono praticamente immuni al calore, all’assorbimento di liquidi, all’esposizione ai raggi U.V. e a vari shock termici e sono impossibili da scalfire e abradere.

I produttori a livello mondiale sono principalmente tre: Dekton Lapitec e Neolith.

 

Dekton E’ composto da una miscela di oltre 20 minerali naturali. Nel suo processo produttivo sono inseriti materiali per la realizzazione di vetro, materiali ceramici e quarzo di altissima qualità. Attualmente è proposto in 61 finiture diverse: molte le texture: da finiture opache che ricordano la pietra, il legno e certi metalli ossidati e diverse le finiture da quelle più opache e “ materiche” alla finitura lucida. Gli spessori disponibili 0,8 cm, 1,2 cm e 2 cm e 3 cm in grandi lastre di 320×144 cm. Dekton é un materiale a bassissima manutenzione, resistente ai raggi UV e a temperature estreme ( utilizzabile quindi anche in esterni ), non si graffia, non si macchia, resiste al calore e , alla flessione 3 volte più del granito. Non richiede alcuna manutenzione di ripristino negli anni, in quanto a differenza delle pietre naturali che devono essere trattate con un protettivo per migliorarne la resistenza alla macchia, le pietre sinterizzate non hanno bisogno di alcun trattamento superficiale.

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Campionario

campionario Dekton nel nostro negozio

 

 

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Lapitec, prodotto in Italia partendo da materie prime completamente naturali, non contiene derivati del petrolio o resine, è un materiale completamente inerte. La grandezza delle lastre e gli spessori disponibili, così come le caratteristiche di resistenza sono analoghe a Dekton, le differenze stanno in un prodotto a tutta massa, e quindi, ciò che vediamo in superficie c’è anche all’interno ( nel Dekton invece la texture, ovvero il disegno che noi vediamo nella superficie, non si trovano all’interno ).Le finiture in Lapitec sono di molte tonalità ma caratterizate da texture più uniformi, ci sono comunque anche finiture arabescate che ricordano la pietra naturale. Da segnalare la possibilità di avere lo stesso colore/finitura in ben sette varianti, ognuna delle quali con effetto estetico e tattile diverso, dalla finitura lucida a quella più simile alla pietra grezza.

 

Neolith è invece un materiale composto da tre elementi principali (minerali provenienti dal granito, quarzo e feldspato che conferiscono durezza e resistenza al prodotto) miscelati con altri minerali e ossidi naturali in grado di garantire stabilità e colore. Neolith rappresenta l’evoluzione del gres ceramico ed è diponibile sia in grandi lastre, sia in un formato piastrella, o ancora, tagliato a misura (con spessori da 3,6 e 12 mm).

Neolith, è disponibile in tante versioni, lucide e opache, effetto legno e nella riproduzione di pietre naturali. Anche Neolith, come Lapitec, sta proponendo sempre più decori in “Full body veining”, integrando quindi lo stesso colore e motivo su tutta la massa, conferendo così maggiore uniformità estetica e visibilità sul bordo.

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Una cucina dall’ effetto ricercato: legno e zona operativa  rivestita completamente in Neolith

 

 

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Con Dekton la scelta decorativa è molto ampia: in questa foto Dekton Trillium che ricorda  il metallo ossidato

 

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Un dettaglio di una superficie Lapitec.

 

 

 

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Il forte calore non è un problema per le pietre sinterizzate. Nella foto: Lapitec

 

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Si può scegliere di inserire i bruciatori direttamente in un piano in pietra sinterizzata. Nella foto Neolith

IL NOSTRO CONSIGLIO

I vantaggi di scegliere un top Dekton, Lapitec o Neolith sono indiscutibili: funzionalità e performnce inegualiabili, rendono questi piani il complemento ideale per una cucina, sicuramente funzionale, e dal design ricercato. Di contro, le pietre sinterizzate hanno un prezzo al metro lineare notevolmente sopra la media. L’acquisto di un piano di lavoro in pietra sinterizzata è quindi vincolato dal budget complessivo disponibile per l’ acquisto della cucina, ma considerando l’ importanza del piano lavoro , uno degli elementi più sottoposti a stress e usura, e tenendo conto che non è conveniente sostituire un piano lavoro rovinato dopo pochi anni, e, d’ altro canto è un peccato doverci convivere tutti i giorni per tanto tempo, spesso ai nostri clienti consigliamo materiali più convenienti per frontali e ante, come dei buoni laminati, o di calibrare la scelta di elettrodomestici in base alle reali esigenze e non al fascino esercitato dall’ ultimissima funzione aggiunta, che spesso si rileva superflua nell’ utilizzo di quel elettrodomestico.

 

SE VUOI SAPERNE DI PIU’ VIENI A TROVARCI IN NEGOZIO O CONTATTAMI : elisa@dinalemario.com

 

 

 

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Il forno pirolitico

IL FORNO PIROLITICO

La pulizia del forno ad incasso rientra in quell’elenco di attività – così come la pulizia del frigo – di manutenzione degli elettrodomestici della cucina, inevitabili e impegnative, soprattutto se usi molto spesso questo apparecchio e se è installato sotto il piano cottura. Se poi il tempo a disposizione è poco, la soluzione più efficace e meno dispendiosa è la pirolisi.
Avere un forno ben pulito è importante per ragioni igieniche, ma anche perché migliora le prestazioni: se le pareti di questo elettrodomestico sono perfettamente pulite, riflettono meglio il calore, prevenendo dispersioni energetiche e dunque riducendo i consumi. La pirolisi non è in realtà una tecnologia recente, in alcuni paesi europei è diffusa infatti da molti anni, ma in Italia sta prendendo piede solo ultimamente.

 

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Durante la cottura il forno può sporcarsi in modo importante

La pirolisi è un procedimento che consente ai forni di pulirsi da soli: il vano interno raggiunge in pochi minuti una temperatura particolarmente elevata (intorno ai 500° C) per effetto della quale lo sporco provocato da schizzi o vapori degli alimenti viene carbonizzato e ridotto in cenere. Durante tale processo la sicurezza è garantita, perché la porta del forno viene bloccata meccanicamente e non è necessario essere presenti durante l’operazione, poiché tutto avviene in automatico, dalla fase di attivazione al raffreddamento. Una volta terminata la pulizia, l’elettrodomestico emette un segnale acustico che segnala che è possibile aprire lo sportello e togliere i residui di polvere. I benefici di un forno pirolitico sono evidenti. Innanzitutto, il risparmio di tempo in cucina. Basta solo impostarlo e avviarlo. Il procedimento di pirolisi consente di pulire sia la struttura interna del forno, sia le teglie e le griglie presenti.

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Sono vari i livelli di pulizia pirolitica, ognuno di durata diversa. Quello più breve, è utilizzato per eliminare gli odori: ad esempio quando si è appena cucinato un fritto, ma si desidera infornare un dolce subito dopo. Il livello intermedio è indicato per igienizzare superfici mediamente sporche, mentre quello più lungo si attiva in presenza di sporco di una certa consistenza.
I consumi energetici non sono onerosi dal punto di vista economico: nei più recenti modelli, un ciclo completo di pirolisi determina un consumo pari a pochi centesimi di euro (circa 0,80 centesimi per il terzo livello, mentre 0,50 centesimi per il primo livello).
Un normale contatore da 3 kW, presente all’interno di qualsiasi abitazione, è in grado di supportare il lavoro del forno pirolitico; tuttavia, l’azionamento delle funzioni di pirolisi potrebbero risultare incompatibili con gli altri elettrodomestici.

La pirolisi oltre che conveniente è anche ecologica, poiché non richiede l’uso di speciali detergenti chimici, come per la pulizia tradizionale.
Il livello di temperatura che è possibile raggiungere non deve incutere timore dato che questi apparecchi sono progettati per sopportarne di così elevate. In effetti il calore generato durante il ciclo resta all’interno della cavità del forno pirolitico, mentre la funzione di ventilazione tangenziale ne permette lo smaltimento. Per una manutenzione ordinaria del forno esistono altre funzioni: nei  forni Neff con funzione Easyclean, è possibile una pulizia ordinaria dopo ogni utilizzo. Va detto che questo tipo di programma non è efficace su sporco ostinato quanto la pirolisi.

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Anche il forno a vapore può essere pirolitico

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Pulizia ordinaria con funzione Easyclean di Neff

 

 

ALCUNE CONSIDERAZIONI

L’impiego dei forni pirolitici tuttavia deve avere luogo in modo scrupoloso, seguendo le istruzioni illustrate nel manuale d’uso.
 Verificate che non siano presenti alcuni residui particolari di alimenti prima di attivare questa funzione, come ad esempio briciole che potrebbero causare, con l’innalzamento della temperatura, fumo, oppure zucchero che potrebbe incollarsi al forno e danneggiarlo. Calcolate che l’uso di questa funzione richiede più tempo, di solito una o due ore, durante le quali l’elettrodomestico non può essere impiegato per la cottura.

 Sviluppa inoltre un quantitativo di calore superiore rispetto a quello dei forni standard, il che può risultare molto fastidioso soprattutto nei mesi caldi.

 La spesa per questo elettrodomestico è ovviamente superiore a quella di uno classico, poiché deve necessariamente essere equipaggiato di particolari dispositivi, come un sistema di ventilazione di portata maggiore, un isolamento migliore per non danneggiare i mobili e un sistema di blocco dello sportello.

 

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Il piano cottura ad induzione

COME FUNZIONA

L’induzione non è una tecnologia nuova, in paesi come Francia, Spagna e nord Europa è utilizzata da oltre 20 anni, in Italia ha iniziato ad essere valutata solo negli ultimi anni,  a causa degli elevati costi della corrente elettrica, oltre che ad una tradizione culinaria che predilige l’ uso della fiamma.
Ma vediamo cos’è l’induzione e come funziona. L’induzione è un fenomeno di natura elettrica e magnetica, sotto alla superficie in vetroceramica
ci sono delle bobine con filamenti di rame che , attraversate dalla corrente , sviluppano correnti indotte che vanno a scaldare direttamente la pentola, non la superficie del piano, effettuando così la cottura.

 

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L’interno di un piano ad induzione

 

CONSUMI

Molto spesso ci viene chiesto se un contatore da 3 kW è sufficiente per utilizzare un piano ad induzione: 2 kW sono sufficienti per cucinare una cena su quattro diverse zone di cottura.Molti piani ad induzione consentono di impostare  un limite massimo di potenza da non superare, limite che può comunque essere sempre modificato. Certamente avere più Kw permette maggiore libertà nell’utilizzo in contemporanea di altri elettrodomestici.

Il nostro consiglio è quindi di valutare  un contatore superiore ai 3 kW, in quanto in base ai vostri consumi annui, potrebbe essere comunque più conveniente passare ad una taglia maggiore.      Per aproffondire questo aspetto, vi consigliamo di visitare il sito dell’ autorità per l’ energia ( www. autorita.energia.it ) nel quale lo stato rende note tutte le direttive in materia.

 

 

 

 

 

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Se si hanno i pannelli fotovoltaici installati sul tetto, o si prevede la loro installazione, sicuramente la scelta del piano ad induzione è ancora più conveniente. Parlando di energia è utile e doveroso  paragonare l’induzione con il gas: dal punto di vista puramente economico i due sistemi sono sostanzialmente alla pari: se da un lato la corrente elettrica resta meno conveniente del gas ( in termini di costo per W ), d’altro canto i piani ad induzione sfruttano al meglio l’ energia: con l’ induzione viene utilizzato il 90 % dell’ energia assorbita, il piano a gas solo il 55% ( pensiamo allo spazio tra pentola e bruciatore e al calore disperso dalla fiamma…) L’ induzione è quindi il sistema più efficiente.

 

 

PENTOLE

Veniamo alle pentole: è vero che alcune pentole non possono essere utilizzate sul piano ad induzione, materiali come terracotta, alluminio o vecchie pentole in acciaio con fondo non ferroso non sono adatte. Da molti anni però le pentole in acciaio sono pensate per funzionare anche sui piani ad induzione. Per verificare, basta provare con una calamita: se aderisce al fondo la pentola è adatta. Esistono comunque in commercio degli adattatori che trasmettono il calore alla pentola non adatta all’induzione: è però un piallativo che diminuisce leggermente l’efficienza rispetto ad un riscaldamento diretto ed è consigliato, una volta raffreddato, rimuoverlo sempre  e pulire il piano.


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FUNZIONALITA’

Parliamo ora della funzionalità dell’ induzione:
La regolazione della potenza è molto più precisa grazie ai molti livelli di cottura. Il calore è solo sulla pentola e reagisce in modo preciso ed immediato ai comandi: trovata la corretta potenza, si ottiene sempre lo stesso risultato di cottura, con il gas c’è invece meno precisione nella regolazione, anche se alcuni produttori hanno migliorato in questo senso anche la regolazione dei piani a gas: non più una manopola che seleziona una potenza tra un minimo e un massimo ma un selettore a scatti, che come nell’induzione permette una selezione precisa della fiamma.

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I comandi nell’induzione sono solitamente touch

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Un piano a gas Neff con selettore flame select: la fiamma è tarata con accuratezza per ogni livello

 

 

La superficie in vetroceramica è sicuramente più agevole da pulire e l’ assenza di griglie e bruciatori rende la pulizia molto più veloce rispetto a quella di un normale piano a gas. I piani rimangono freddi anche durante la cottura, non comporta i rischi correlati all’ utilizzo del gas sono quindi più sicuri per chi li utilizza oltre che per i bambini: anche accendendo il piano in modo accidentale, la mancanza di una pentola non produrrà nessun calore e dopo alcuni secondi il piano si spegnerà. E’ possibile inoltre bloccare l’ accensione per una ancora maggiore sicurezza.

 

 

 

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Le dimensioni delle pentole vengono riconosciute da dei sensori che attiveranno solo l’area corrispondente alla pentola, se il piano ha le cosiddette zone flex, o è addirittura tutto a zona flex , possono essere aggiunte più pentole all’interno di queste grandi zone, oppure spostate in fase di cottura per operare più comodamente, e i comandi si adatteranno agli spostamenti delle pentole, senza perdere le impostazioni…molto comodo per chi sfrutta il piano cottura cuocendo più petianze contemporaneamente e vuole operare con la massima comodità.

I piani ad induzione possono anche avere l’ aspirazione integrata, o se non si vuole abbandonare del tutto la cottura su fiamma si possono combinare elementi ad induzione con elementi a gas, o altri elementi speciali come piastre d’acciaio per la cottura diretta o piani in vetro ceramica concavi per la cottura wok.

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La cappa aspirante

LA CAPPA ASPIRANTE

Qualsiasi sia il tipo di cappa che andremo a scegliere, una cosa è certa: l’aria aspirata o verrà riemessa in circolo nell’ ambiente cucina dopo essere stata filtrata ( soluzione filtrante ) o verrà condotta all’ esterno ( soluzione aspirante ).
Quest’ ultimo caso, la soluzione più adottata e se vogliamo preferibile, spesso è condizionata se non impossibilitata da fattori non facilmente risolvibili: vediamo perchè:

Se il posizionamento della conduttura avviene per tempo, seguendo un progetto di cucina tutto è facile: il tubo inizierà il suo percorso nel punto esatto, sarà della dimensione adeguata e non sarà visibile ( a meno che questa non sia una scelta voluta , pensiamo ad una cucina in stile industriale o professionale… ).
Spesso però la casa o l’appartamento in questione sono già costruiti e quindi nell’acquisto di una cucina bisogna pensare anche a questo aspetto. Gli impianti idraulici ed elettrici possono essere spostati con più facilità di quanto si pensi, ma il tubo dell’aspirazione,per le dimensioni e il posizionamento alto nella parete o a soffitto comporterebbe modifiche e opere murarie abbastanza impegnative…

Come nascondere il tubo della cappa se il foro è già esistente?

Se i pensili sono abbastanza alti e la stanza non così grande da permetterne la visuale, un tubo piatto ( a sezione rettangolare ) bianco che poggia sopra i pensili può essere una semplice soluzione. Una mensola sopra pensile con un po’ di bordo ( se sta bene nel tipo di cucina ) aiuterebbe sicuramente a nascondere meglio il tubo.


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Raccordo da tubo a rotondo a rettangolare: la portata è la medesima per entrambe le sezioni


Se il tubo fosse invece comunque visibile , si può nascondere con una veletta di cartongesso profonda quanto i pensili e alta da sopra pensile a soffitto che nasconda il tubo.
Questa copertura potrebbe anche essere più profonda dei pensili, e sporgendo, essere utile per il posizionamento di luci a LED incassate della forma desiderata, utili ad illuminare meglio la zona operativa. Queste soluzioni sono valide e anche piacevoli alla vista se il lato della cucina interessato è tra due pareti: per essere chiari: se un lato è aperto, noi saremmo costretti a chiudere con cartongesso anche il lato corto e la nostra veletta diverrà uno scatolone appoggiato sopra i pensili…non proprio un bell’effetto da vedere….

 

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la veletta in cartongesso nasconde il tubo e ospita dei faretti

 

 

Se la forma della stanza e il percorso che il tubo dovrà fare non ci aiutano, si può passare ad un vero e proprio contro soffitto in cartongesso, che oltre ad esserci utile per nascondere tubo e permetterci di illuminare con libertà la nostra cucina, può contribuire a equilibrare una grande zona giorno ( open space ) “delimitando” ma senza separare la zona cucina dal resto. Un contro soffitto è da valutare anche per portare la cappa in una posizione lontana dalla parete, magari nella penisola.

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massima libertà di posizionamento con controssoffitto e cappa ad incasso

 

ALTRE SOLUZIONI

Un’ altra soluzione, sempre più utilizzata, è offerta dalle cappe da piano: in questo caso aspirando verso il basso, conduttura, e quindi il foro di uscita, possono essere posizionati quasi a raso terra. Con le giuste considerazioni sugli ingombri dei tubi ( ci passa il tubo sotto le basi se lo zoccolo è alto almeno 10 cm, o, in alternativa, se c’è spazio per passare dietro le basi cucina ). Il percorso del tubo e l’uscita nella parte  bassa, possono essere quindi nascosti con più facilità dai mobili, ovviando a posizionamenti del foro cappa problematici , insufficienti  o addirittura mancante.

 

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Bora schema tubazioni


 

 

 

Se nessuna di delle  soluzioni appena viste fosse adottabile, si potrà optare comunque per una soluzione filtrante:
negli ultimi anni i filtri a carboni di molte aziende specializzate nella produzione di cappe sono stati notevolmente migliorati, rendendo questo sistema, non più una soluzione “di ripiego” ma una valida alternativa. I filtri ai carboni attivi trattengono parte degli odori e delle sostanze contenute nei  vapori di cottura. I filtri a carboni vanno sostituiti ogni paio d’ anni, o anche prima se l’utilizzo è molto intenso. La cappa filtrante affrancata dall’ assenza di una conduttura può avere svariate forme. In un articolo dedicato parliamo proprio di questa tipologia di cappa e dei nuovi sistemi di filtraggio.

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una valida cappa filtrante: Dama di falmec. La cappa diventa anche un oggeto da ammirare…

 

 

ALTRI CONSIGLI :

Come si può ottenere una cappa silenziosa?
Il cuore della cappa è il motore, che ne determina la capacità aspirante. Per ottenere una buona aspirazione, la potenza del motore deve essere adeguata alla forma, alla tipologia e alla misura della cappa. Il motore può essere posizionato all’interno della cappa e in questo caso deve essere di ottima qualità per avere una rumorosità contenuta. Se si vuole ridurre ulteriormente la rumorosità si può installare un motore remoto esterno avendo cura di eseguire una conduttura che eviti la formazione di vortici d’aria che potrebbero rendere la cappa molto rumorosa. Il motore remoto può essere fissato alla parete esterna della casa o sopra il tetto.

 

motore remoto cappa

 

Quali dimensioni deve avere una cappa per una buona aspirazione?

Con un piano cottura di larghezza maggiore o uguale alla cappa, vapori e odori non possono essere aspirati completamente, sopratutto se la cappa non è dotata di motore potente. Se si inserisce una cappa di larghezza maggiore rispetto al piano cottura, si ottiene un’aspirazione più completa e un risultato estetico sicuramente più accattivante in quanto la cappa può diventare un elemento d’arredo e di design che caratterizza la cucina.
Per motivi di sicurezza l’altezza della cappa dal piano cottura non deve essere inferiore ai 65cm.
Se la cucina a parete con una profondità di 80 cm anziché i classici 60 cm, viene corredata da una cappa aspirante di dimensioni ridotte che non ci sarà una buona aspirazione dei fumi.
Meglio quindi valutare cappe con forme e dimensioni tali da riuscire a coprire completamente la zona cottura, con maggiori vantaggi per l’aspirazione.

 

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Due cappe di Valcucine pensate anche per cucine profonde 80 cm :  il vetro  convoglia il vapore verso un motore potente. Nessun ostacolo mentre si lavora e massima libertà visiva.

 

 

ALTRE CONSIDERAZIONI DI CARATTERE TECNICO

A cosa serva la valvola di ritegno?
La valvola di ritegno in una cappa permette, a motore spento di chiudere il tubo impedendo afflussi d’aria esterna indesiderati, a motore acceso automaticamente si apre. L’assenza di tale valvola rischia di causare sgradevoli inconvenienti. In particolari situazioni che possono crearsi all’interno dell’abitazione (correnti d’aria o depressioni) l’eventuale vicinanza del foro di espulsione esterno ad altri camini può provocare l’aspirazione dei gas tossici provenienti dal caminetto, dalla stufa, o dagli scarichi delle caldaia. Inoltre in assenza di valvola di ritegno si può verificare l’ingresso fastidioso di aria fredda dall’esterno. Per effetto camino, la cappa sprovvista di valvola di ritegno, anche se spenta, tende ad aspirare l’aria calda dalla stanza e a convogliarla verso l’esterno determinando un consumo energetico indesiderato. Se la cappa non possiede la valvola di ritegno integrata, si consiglia il montaggio di una valvola unidirezionale separata, in corrispondenza della parete esterna.

 

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A cosa servono i fori di ventilazione?

All’interno della cucina, deve necessariamente affluire almeno tanta aria quanta ne viene richiesta dalla regolare combustione del gas. Inoltre bisogna tener conto che l’aspirazione della cappa in mancanza di afflusso d’aria in cucina dall’esterno, può generare una depressione che impedisce la completa espulsione dei fumi. Per ovviare a questi due problemi l’afflusso naturale dell’aria deve avvenire per via diretta attraverso aperture permanenti di ventilazione praticate sulle pareti del locale che danno verso l’esterno. Tali aperture, regolamentate dalla Normativa UNI7129, devono avere sezione netta di passaggio di almeno 6cm per ogni kW di portata termica installata, con un minimo di 100cm
Il foro nella parte alta del locale serve a risolvere il problema dato dall’utilizzo di gas GPL che, oltre a richiedere un maggiore apporto d’aria in cucina per la combustione, ha una densità relativa inferiore rispetto al metano.

La normativa consente anche la ventilazione indiretta, mediante prelievo dell’aria da locali adiacenti a quello da ventilare purchè il locale adiacente sia dotato di ventilazione diretta e non sia adibito a camera da letto o non sia un ambiente con alto rischio d’incendio (autorimesse, garage, magazzini). Inoltre il locale adiacente non deve essere messo in depressione rispetto al locale da ventilare per effetto della presenza di un altro apparecchio funzionante con un qualsiasi combustibile (caminetto, stufa…) oppure con un dispositivo di aspirazione per il quale non sia stato previsto un ingresso di aria. Il flusso d’aria dal locale adiacente può avvenire attraverso aperture permanenti oppure, in presenza di porte che dividono i due ambienti, può essere ricavato maggiorando la fessura tra la porta ed il pavimento (min. 2cm). E’ consigliabile praticare dove possibile le aperture di ventilazione in un locale adiacente alla cucina in quanto si evitano le fastidiose corrrenti d’aria fredda (l’aria prima di raggiungere la cucina fa in tempo a riscaldarsi) e gli odori non si espandono verso gli altri ambienti della casa ma vengono convogliati nella giusta direzione.

 

SE VUOI SAPERNE DI PIU’ VIENI A TROVARCI IN NEGOZIO O CONTATTAMI : elisa@dinalemario.com  marco@dinalemario.com

 

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Come scegliere il tavolo

LA SCELTA DEL TAVOLO

Il tavolo è un elemento d’ arredo molto importante in quanto assolve ad una delle funzioni principali nella vita quotidiana. Il pasto non è solamente soddisfazione di un bisogno primario, ma momento di condivisione, di discussione, e di pausa dalle attività quotidiane e quindi di riposo.
Per questo è molto importante valutare le dimensioni: nessuno vorrebbe mangiare urtando con i gomiti la persona seduta accanto, ma anche il posizionamento:
non è certamente auspicabile pranzare in una zona male illuminata, o ancora in una stanza troppo piena di oggetti , o ancora in una zona di passaggio, o guardando un muro…

Nella scelta del tavolo vanno considerati questi cinque aspetti: dimensioni, forma, fisso o allungabile, tipologia, materiali

Le dimensioni

La dimensione è legata innanzitutto alle misure della stanza e degli arredi che vi sono in essa . Vanno tenuti ben in considerazione gli spazi per poter muoversi agilmente tra gli arredi :  ci sono delle misure minime da rispettare per consentire alle persone di muoversi comodamente che il vostro arredatore vi saprà indicare. Consiglio: se stiamo acquistando la cucina o altri arredi nella cucina/zona pranzo, non dimentichiamo di valutare le dimensioni di questi mobili anche in rapporto al tavolo che vorremmo acquistare o che già possediamo, in modo da non trovarci con uno spazio troppo esiguo per le nostre esigenze.

 

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Una immagine presa da un’autorevole pubblicazione che si occupa di ergonomia: le misure minime sono riportate in pollici e cm nella tabella accanto al disegno

 

La misura del tavolo va scelta ovviamente in base a quante persone ci sono in famiglia e utilizzano quotidianamente il tavolo. Si calcola una misura minima di 60 cm a persona, 70 cm sarebbe però la misura ottimale. La lunghezza dipende quindi da quante persone si accomodano a tavola, la larghezza non è però un aspetto secondario: nel caso di un tavolo rettangolare, 90 cm è ormai considerata una misura minima, certamente esistono ancora tavoli larghi 80 cm ma erano più utilizzati un tempo quando le abitazioni avevano più di un tavolo: c’era la cucina con un piccolo tavolo e la stanza da pranzo dove un tavolo dalle dimensioni più generose serviva nelle occasioni speciali. Oggi, che la maggioranza delle abitazioni ha un unico tavolo, una larghezza di 90, e meglio ancora di 100 cm sono la norma: lo spazio utile per appoggiare piatti di portata, bottiglie e altro è sufficiente senza dover spostare bicchieri o comunque ridurre lo spazio a chi è a tavola.

 

 

La Forma

 

Il tavolo può avere diverse forme: la più diffusa è quella rettangolare in quanto le stanze sono spesso rettangolari e questo risulta essere il modo migliore di sfruttare lo spazio. Ma non è sempre così: a volte lo spazio rende preferibile un tavolo quadrato: tralasciando misure piccole, comode solo per due persone,( lato da 90 o 100 ), la misura minima per ospitare 6 persone è il quadrato con lato 130. Con 140/150 cm il tavolo può ospitare anche 8 persone ( due per lato ).Uno dei vantaggi del tavolo quadrato, e analogamente del tavolo rotondo, è lo spazio centrale, molto generoso nel quale appoggiare le vivande, bottiglie e altro.Il tavolo rotondo, oltre ad avere una forma che favorisce la migliore

comunicazione tra tutti i commensali, è una soluzione ottima nei casi dove gli spigoli di un tavolo quadrato sarebbero d’intralcio ad una agile circolazione nell’ ambiente. Esteticamente poi, il cerchio è un elemento che ha poco modo di essere utilizzato nell’ arredamento, dove mobili contenitori per ovvie ragioni sono dei parallelepipedi. Scegliere un tavolo rotondo potrebbe essere quindi l’occasione per equilibrare un ambiente introducendo una forma senza spigoli e quindi più“morbido”, leggera, giocosa e libera.

Bontempi

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L’ovale, che in questi ultimi anni viene riproposto da molte aziende, è una soluzione che coniuga rettangolo e cerchio. Si adatta quindi bene agli spazi che potrebbe occupare un tavolo rettangolare,
con i vantaggi di non avere spigoli, ma senza perdere una certa dinamicità, avendo come il rettangolo un asse maggiore e uno minore. Quadrato e cerchio sono invece figure statiche ed equilibrate.
Esistono anche altre forme ovviamente, ma è raro trovare tavoli poligonali o triangolari…

 

Soluzioni allungabili

Se il tavolo che ci accingiamo ad acquistare sarà l’unico tavolo nella nostra abitazione sarà probabilmente utile scegliere un tavolo che si possa ingrandire per potere ospitare altre persone. Quanto ingrandire un tavolo dipende ovviamente da quante persone si vogliono ospitare a quel tavolo.
I tavoli rettangolari sono quelli che si prestano meglio ad essere allungati: il sistema più diffuso è quello che permette di allungare la struttura del tavolo per poi aggiungere ad una estremità una, due o tre prolunghe permettendo così di modulare la lunghezza in base al numero di ospiti. Le prolunghe trovano posto in un vano sotto il piano nel tavolo stesso. Il vantaggio di questo sistema è quello di non costringere qualcuno a mangiare con una gamba del tavolo tra le proprie gambe, cosa che succede con ( gli ormai rari ) tavoli con le due prolunghe sporgenti rispetto la struttura.

 

Kristalia maki

 

 

Kristalia Oops

Il quadrato ha più limiti nei sistemi di allunga: non può contenere al proprio interno la prolunga intera ( a volte questa si piega a metà per rimanere all’ interno ) e a causa della sua lunghezza ridotta e maggiore larghezza rispetto al rettangolare, la struttura ha un’estensione più limitata. Ciò nonostante spesso il quadrato si può radoppiare, ma spesso raddoppiare le dimensioni può essere eccessivo ( un quadrato di 140 cm diverrebbe un tavolo rettangolare di 140 x 280 ).

Il cerchio può allungarsi diventando un ovale; in questo caso però si guadagneranno al massimo due posti in più e si dovrà accettare di vedere la giuntura tra i due semicerchi da chiuso.

L’ ovale e certi tavoli rotondi, possono allungarsi, con sistemi a scomparsa che portano le due appendici a spicchio di luna a due estremità. Esse ruotano, scorrono da sotto il piano e poi si alzano per collocarsi in maniera perfettamente planare al piano. Anche qui il tavolo non si allungherà di molto.

Ci sono tavoli rettangolari che aumentano oltre che la propria lunghezza anche la propria larghezza, questa è una soluzione originale utile ad accomodare due persone a capotavola o comunque a rendere più spazioso il tavolo. Qui sotto il tavolo 4×4 di Ozzio che si estende in lunghezza e larghezza.

Ozzio 4x4

 

Consiglio:

Abbiamo visto quali sono gli spazi consigliati, tenete presente questo: nelle occasioni speciali meglio non riferirsi alle misure minime ( 60 cm ) ma avere spazi maggiori essenzialmente per due motivi: il pranzo o cena con ospiti sono occasioni speciali che comportano un maggiore numero di portate o quantità, potrebbero esserci più bicchieri, il piattino per le verdure,ecc. Allo stesso tempo il valore del tempo passato a tavola è maggiore in queste occasioni, quindi gli ospiti dovranno essere comodi e non pigiati Anche a livello psicologico,  sentirsi troppo vicini a persone che non siano famigliari, può creare un po’ di disagio.

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Gambe o base centrale

 

Altro elemento che può differenziare il tavolo è la struttura: può essere con le 4 gambe o con base centrale. Quest’ ultima è una soluzione che dà leggerezza al tavolo ma offre soprattutto una certa gamma di effetti estetici che danno pregio al tavolo stesso e all’ ambiente in cui s trova.

Il basamento centrale può assumere molte forme e essere costruito con materiali in contrasto con il piano. Ovviamente questa struttura non è allungabile, ma come accennato per l’ovale, questi tavoli possono comunque prolungare l’estensione del piano con prolunghe alle estremità. L’estensione sarà limitata e il prezzo del tavolo nella versione allungabile, non proprio economico, se paragonato alla versione fissa, vista la maggiore complessità di questo sistema di prolungamenti.

 

I materiali

Negli ultimi anni i tavoli in legno hanno incontrato nuovamente molto favore tra il pubblico: rispetto a periodi precedenti vengono proposti con verniciature protettive super opache, quasiinvisibili che risaltano la bellezza naturale di questo materiale, talvolta accentuato dalla scelta di lasciare i bordi “scortecciato” che lascia visibile l’irregolarità del tronco dal quale sono state ricavate le tavole. L’ essenza più utilizzata è il legno di rovere: un legno compatto dalla bella venatura e dal colore chiaro e luminoso. Anche il noce, in minor misura è un legno tornato in voga, per la sua tessitura fine ed elegante, e si adatta molto bene ad ambienti eleganti. Oltre a questi legni più diffusi ce ne sono molti altri che per qualità estetiche e fisiche si prestano molto bene alla costruzione di tavoli quali frassino olmo e acacia per nominarne giusto tre.

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Il vetro temprato, trasparente o laccato viene usato per i piani. Talvolta il cristallo trasparente viene utilizzato come struttura per tavoli con piani in legno ottenendo così uno straordinario effetto di leggerezza e sospensione.

Negli ultimi anni il piano ceramico ha permesso al tavolo di essere una superficie che si presta senza timori ad altre funzioni come stirare o impastare, compensando magari alla scarsità di un piano cucina non sufficientemente grande.

I piani possono poi essere in laminato, laminato HPL, Fenix pietra sinterizzata e altri materiali utilizzati anche per i piani della cucina, se si cerca una continuità estetica o semplicemente se ne apprezzano le qualità di quei materiali.

Indipendentemente dal materiale utilizzato per il piano, il metallo è usato abbondantemente nelle strutture di tavoli: sia esso alluminio anodizzato o verniciato o acciaio verniciato. Le caratteristiche fisiche di questo materiale permettono soprattutto ai tavoli di allungarsi molto mantenendo profili relativamente sottili che permettono di mantenere una certa leggerezza estetica.

 

SE VUOI SAPERNE DI PIU’ VIENI A TROVARCI IN NEGOZIO O CONTATTAMI : elisa@dinalemario.com  marco@dinalemario.com

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Laminato o laccato?

LAMINATO O LACCATO ?

Una domanda che ci viene posta molto spesso riguarda la differenza tra laccato e laminato.
In questo articolo ci addentriamo nelle caratteristiche di due dei materiali più utilizzati in assoluto nell’arredamento. Vediamo attraverso un confronto quali i pregi e difetti e il loro migliore impiego.

IL LAMINATO

Il laminato è in sostanza un materiale ottenuto pressando diversi strati di carta impregnata con resine fenoliche o melaminiche che viene applicato sulle due facce di un pannello solitamente di truciolare, o, più raramente di multistrato o MDF. ( Vedremo in un post dedicato i vari tipi di pannelli e le differenze tra vari tipi di truciolare, visto che quest’ultimo è il materiale più utilizzato nell’ arredamento…)Spesso si crea un po’ di confusione parlando di laminato perchè si sente parlare anche di “nobilitato” o “melaminico”, allora chiariamo subito la sottile differenza :


Nel laminato a ricoprire il pannello c’è una lamina di uno spessore che si aggira attorno a 1 millimetro ( immaginate un cartoncino rigido ) in quanto la carta melaminica è accoppiata ad un retro composto da uno o più strati di carta fenolica chiamato kraft. Il kraft ha un colore marroncino con virate in base alle richieste dal nero al crema tipici della carta grezza; esistono tuttavia laminati con kraft omogeneo in tinta con la superficie ed anche kraft realizzati con strati di colori differenti; vengono inoltre prodotti laminati formati da un kraft accoppiato a fogli di metallo, fogli di materiale magnetico (per la realizzazione di lavagne magnetiche) per citarne solo alcuni. Lo spessore varia da 0,7 mm a 1,2 a volte 2 mm, dipende da produttore e dalla tipologia dei materiali accoppiati. Il laminato, viene chiamato anche laminato plastico ed è conosciuto anche come Formica, nome di uno dei principali produttori di questo materiale.

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“fogli” di laminato finitura legno

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assortimento di vari colori

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laminato bianco applicato al multistrato

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laminato effetto metallo corten

 

Nel nobilitato la superficie decorativa, quella che ricopre il pannello grezzo è molto più sottile, parliamo di qualche decimo di millimetro ( immaginate un foglio di carta ), c’è quindi solo la carta melaminica a a “nobilitare” il pannello grezzo ( ma comunque molto liscio ed uniforme, altrimenti l’esiguo spessore riporterebbe le asperità del pannello). Questi pannelli sono quelli più diffusi, usati per la stragrande maggioranza dei mobili, soprattutto per le strutture di cucine, armadi e altri mobili. Il nobilitato è disponibile in tantissime finiture ma è venduto già accoppiato a pannelli di truciolare: lo spessore più diffuso del nobilitato è 18 mm e 25 mm, altri spessori meno utilizzati sono 8, 10, 30 mm.

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pannelli in truciolare nobilitato bianco da 8 , 18, 25 mm

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alcuni nobilitati materici bordati

 

 

Utilizzi: il laminato viene preferito, in alternativa al nobilitato, per ante di mobili di  qualità superiore e per piani di lavoro: in questi casi il laminato, per mezzo di una lavorazione industriale, può essere curvato e avvolgere la superficie: si parla di “laminati posformati“. Un altro utilizzo molto diffuso del laminato è per pavimenti. Il laminato è un materiale  versatile : viene venduto agli artigiani in “ fogli “ , si può quindi incollare a pannelli ,pezzi o elementi dello spessore desiderato, esiste poi la possibilità di avere moltissime finiture diverse e persino di fare stampare il laminato con disegni personalizzati, anche per pochissimi pezzi.

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per i piani cucina il laminato viene postformato: così non si hanno spigoli e il bordo applicato

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un pavimento in laminato

 

VANTAGGI E SVANTAGGI

Che si tratti di laminato o nobilitato il materiale ha il vantaggio di essere economico, facile da pulire, di usare materiale di riciclo ( il pannello in truciolare ) ed è sufficientemente resistente alle sollecitazioni e usura che un arredo può subire. Inoltre negli ultimi anni i laminati o nobilitati cosiddetti “materici” riproducono in maniera eccellente il legno, la pietra , il metallo non solo nelle tonalità ma anche nel rilievo irregolare della superficie. Lo sviluppo di carte sempre più realistiche nonchè le notevoli doti di durezza e resistenza al graffio ed ai solventi delle superfici, oltre alla facilità e velocità di lavorazione (le superfici sono “finite” cioè non occorre verniciatura), rendono questo prodotto molto apprezzato ed utilizzato nel mondo dell’arredamento.
Che si tratti di laminato o nobilitato si tratta di un “ foglio” applicato ad un pannello che andrà quindi sempre bordato nello spessore per coprire il pannello di truciolare. Un limite del nobilitato / laminato sarà l’ impossibilità di arrotondare gli spigoli ( limitato allo spessore del laminato e del bordo ) o di incavare il materiale. Questa giuntura tra lamina e bordo,sebbene quasi invisibile grazie a sistemi di bordatura avanzati, è un ponto debole se parliamo di umidità : il laminato è un materiale impermeabile superficialmente, ma non può creare un involucro ermetico in quanto da questa giuntura può filtrare acqua e gonfiare il truciolare all’interno rovinando irreparabilmente il materiale. Va quindi evitato l’utilizzo in situazioni di continua umidità, o dove si può fermare l’ acqua.

In quei casi è preferibile valutare altri materiali, o utilizzare dei laminati HPL cioè laminati non supportati da pannelli di truciolare, ma completamente composti in tutto il loro spessore ( fino a 20 mm ) dal materiale che compone il laminato, e quidi completamente insensibile all’ acqua.

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pannelli di HPL spessore 10 mm

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Un  HPL con  strato decorativo effetto ardesia

 

 

IL LACCATO

Il laccato è un tipo di verniciatura. Si parla di laccato per colori coprenti, che una volta spruzzati non fanno trasparire il pannello che viene trattato ( a differenza di altre verniciature dove si vuole vedere la venatura del legno con vari effetti…) Viene quindi applicato a spruzzo in modo uniforme e in più strati intervallati da carteggiatura, un “colore” coprente, che può avere ovviamente tonalità, grado di opacità e caratteristiche diverse. Sono da preferire laccature all’acqua di qualità in quanto più ecologiche di verniciature a solvente ma altrettanto resistenti.

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VANTAGGI E SVANTAGGI

Nel paragone con il laminato i vantaggi sono:nessuna giuntura tra superficie e bordo: il colore avvolge tutto il pannello ( certo, non per questo può essere immerso nell’ acqua…ma è comunque più difficile per acqua e umidità penetrare nel pannello),un effetto esteticamente più raffinato, la possibilità di scegliere tra tanti colori ( solitamente la proposta di colori laccati delle aziende produttrici di mobili è superiore alla proposta di finiture di laminato/ nobilitato ). Di contro il laccato costa di più del laminato.Il laccato, per quanto resistente può essere scalfito o strisciato con più facilità rispetto al laminato e bisogna stare più attenti nell’ utilizzo di prodotti per la pulizia delle superfici.

9805f64_p1150726 certe lavorazioni possibili solo con il laccato

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gola ricavata da un’anta finita poi con laccatura bianco lucido

 

 

I vantaggi sono comunque molti altri:

versatilità di utilizzo: il pannello può avere spigoli arrotondati o profilati a piacere, maniglie o altre lavorazioni incavate ( in quanto il colore viene dato in questi casi ad un pannello di MDF che è un materiale uniforme anche all’interno, che non necessita di essere bordato e che si presta quindi ad essere inciso, pantografato),l’ elemento da laccare può avere qualsiasi forma: non solo pannelli ma qualsiasi elemento di forma e dimensione,si può ricoprire con un altro colore quando si vuole, cambiando così l’ estetica di un mobile,e quindi, nel caso di pezzi rovinati si possono stuccare e riverniciare ( come per le auto in carrozzeria…) evitando di sostituire i pezzi. Negli arredi artigianali , o di industrie più impostate alle richieste della clientela, non ci sono limiti alla scelta cromatica: si può scegliere un colore tra le centinaia di una scala codificata come RAL e NCS, o ancora realizzare un colore a campione.Esistono anche verniciature che imitano in modo eccellente il metallo ossidato, il cemento e altri materiali….

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la scala NCS: quasi 2000 colori codificati

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cassetti con gola

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maniglia  ed  effetto telaio ottenuti da pannello in MDF, poi laccato

 

IL NOSTRO CONSIGLIO

Se prediligi la praticità, vuoi spendere meno ma senza comunque trascurare anche l’aspetto estetico, il laminato è decisamente il giusto materiale.

Se cerchi invece di distinguerti e acquistare cose di maggiore prestigio, che rendano la tua casa più personale ed unica, il laccato fa per te.

 

SE VUOI SAPERNE DI PIU’ VIENI A TROVARCI IN NEGOZIO O CONTATTAMI : marco@dinalemario.com

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